Sulle rive delle Colonne propizie
l’uomo
si desta e solleva,
conscio del mutevole
silente viaggio
nel sapere.
Una sola punta tonda
serve i petali
del suggellato dovere,
Essere e Sia,
tumuli interrati
fra scheletri
privi di degna sepoltura
e memorie profanate,
edulcorati corpi
in ritmato perenne
procinto,
assetati di vita
e morenti taciuti.
Le schiene ripiegano
su se stesse,
le mani capienti
raccolgono terra,
nulla,
sino al giorno
delle rivelazioni,
in cui le certezze
periscono
valendo una vita.
Di qui truppe evase in marcia
verso la terra degli Ori,
dal Capo nord
raggelano
vecchie albe premature,
permane una patria
o un destino
che accompagnerannoΒ al macello
il primitivo Uomo,
ansimante, soffocato,
appagato da nuove
metafore scadenti.
Coniati nuovi termini,
iΒ tracciati del conioΒ schiacciano
le persone
e destituiscono il tempo
della natura,
calpestandola nel respiro.
Ancora mari agitati
d’immaterialitΓ
che fasciano e legano,
annebbiano le viste
dei navigantiΒ compiaciuti,
tra coccarde
e case fatiscenti.
LΓ doveΒ la braceΒ brillava
sotto le stelle dell’universo.