Fu nel torpore notturno
acerbo
di sguardi non consumati
che risalivaΒ incessante
la gru celeste.
Fioccava oscuritΓ
patinata
di strade interrotte,
sbiadita la via
da soffi taglienti
e rantolii raggelanti.
Tundre di cristalli
permeavano nelle radici
inquiete,
le ragioni delle labbra
accennavano alteritΓ .
Donna, perdute le divinitΓ
senza terre da rimpiangere,
venne aΒ cadere l’ultimo bagaglio.
Senza ritorno.
Ebbe la vana pretesa
di fermare il progredire,
implorando l’ultima
vetta, sillabe struggenti.
Ancora istanti,
infine solinghe destinazioni
e mutevole tacere.
Anni a venire.
Dolci moine
dal letal errare,
lasciaron le mani
assaporandone il mare.