DestΓ²
lo spietato rammarico
sul ponte
strabordante di neve
che sfioriva al disgelo.
Capelli diΒ paglia
intrecciavano la musica,
incalzante,
di chi non smise di rivestire
le ore perdute
in assenze
che permangono
e svuotano le radure
di senno e opulenze.
Le costellazioni domate
non erano piΓΉ impresse
ma sgretolate,
oramai fuliggine.
Giorni a seguire
fra sguardi non ricambiati,
dalla brace
ombre nere
patinate
di smorfie velenose.
Fu tra il rosseggiare
e il metallico crepuscolo
che proseguì
il fatal cammino,
in mente
il lago in fiore
e la calma rigogliosa
dell’acqua
che risaltava
di papere e cigni,
esuli anch’essi,
panchine giallognole
e viali spaziosi,
passi ampi
in gabbie velate.
Tenevano la mano
gli assordanti silenzi
in cima al sospiro
di un cortile.
AvvolsiΒ ripetute speranze
a dilemmi in carta di riso,
scrutando insaziabile
i volti stranieri,
un tempo familiari,
rughe cheΒ parlano
di agrumeti secchi
e ville diroccate.