Orizzonti e fate morgane,
il focolare ammutolito
di cieli lacerati
ebbri di circumnavigazioni
ritratte
aldilΓ di motivetti
concitati.
Un mosaico vitreo
d’interdetti vascelli
tra ciocche pensanti arruffate,
l’emblematico siffatto
sonno di polvereΒ argenteo
su riflessi
di letti frastagliati,
il caro prezzo dell’Oceano
che raggiunge,
sopraffΓ gli arguti limbi,
sconfinate maree
derive e maestose onde,
diletto di delfini giocosi
su adagi pentagrammati
di pinnateΒ euforie
ammiccanti,
ultima roccaforte
di fanciullesche declinazioni.
Etere in sublimazione,
risalendo le sponde
dell’ombelico dal magma,
filtrano striduliΒ rami
ai primordi della fugacitΓ
tra becchi variopinti
e foglie miracolose,
fintanto luce accechi
l’oblΓ¬o dell’alchemica
immanenza,
una rosa dei ventiΒ e un sospiro
tra minute di dita
per non averti.
Amor ti seppi,
tan libero e spinoso
che ti lasciai
il piΓΉ bel dono,
lì imperturbabile
fra Orione e Antares
all’incrocio delle vie maestre
crocevia di naviganti e amanti
che a tarde ore
pregano le distanze
e soverchiano le memorie
d’unghie implacabili
a fior di pelle.
Seguirmi tra filati d’aquiloni
nell’onirico viaggio
dal bizzarro unisono,
levigato su lenzuola
di cera in pioggia di fiammelle
e petali, ancor petali d’Oriente
suΒ vivide indecisioni inafferrabili,
fra milioni di volti
le perdute emozioni.
Corri, Lupo.