Disposti sul piano
inclinato
la Regina avanzava
una rischiosa corsa
depistando invisibili
Alfieri.
Era una preghiera
accesa tra le labbra,
scopriva le spalle
proteggendo il mento.
Quasi volevi
avvicinare la nuca
in sorrisi di petali e grifoni alati,
dissetandoci di fiammelle
negli occhi trapelanti
di densi abissi dipinti.
Sul profondo mistero
del peso apparente,
si aprì una profonda voragine
pezzi irrequieti
e brucianti banalità.
Un rantolìo di voce
richiamò dallo stridulo
violento brivido,
penombra giallognola,
il bambino
divorato
intrecciava trame
per l’aura vetusta
dello sbiadito Re.
Amor o Amor proprio,
affabile complicazione. Re#.