Assordanti imbarazzi
t’inseguo con un dito
l’ennesima freccia
che sovverte e capovolge
anelli satelliti.
Laggiù l’eco delle balene
risuona selvaggio
e frivolo
splendendo d’indegna
libertà
soverchiata da orde
di ghiacci,
oltre le impensabili
lezioni di piano
prosciugate
da precetti
ben diluiti.
Verità di verità,
il prisma refrattario
ad altalenanti fughe e ritorni,
sono solo un’amante distratta
guardandoti in uno scivoloso respiro
tra abbandoni
e carte lasciate in disparte.
Che vuoi ne sappia l’amore
di confini recintati
ad alte muraglie.
Spirando il tiepido settembre
non mi vedrai
assediata e catturata,
libellule sul balcone delle atrocità
combattendo mute
altitudini
e desiderando planare
dai limiti della regressione.
Capriccio in La Do.
Simmetriche architetture
oniriche,
tremo
per l’altra metà del morso.
Inesploso.