Frontiere,
rimembranze su fianchi stagionati
di docili speranze
che andavano custodite
tra polvere arrugginita
e torpidi silenzi ghiacciati.
Terre,
udiste la voce accorata
di bimbi divorati
da turpe virulenta noncuranza,
dita intrise di ghiande fanghi
sul petto di chi morse
transitorie spoglie.
Sebbene mai comprendemmo.
Il crepuscolo voltΓ²
i suoi raggi intarsiati
di bagliori e avori
in lune bluette,
supina ammiccante
la riva inghiottiva
l’oscuritΓ patinata
di libellule intermittenti.
Atterrava sconsolata
la certezza delle stridenti
note proferite
a labbra serrate,
natura impertinente
selvatici occhi di mare
in tempesta,
impetuose rovine
tra suggestivi tramonti infuocati
d’insaziati tormenti
inesplicati.
Caparbio tenero riflesso
increspato gioiva
di moine lacustri,
pregai piume e nubi
al desio
sull’ingresso
di rami muschiati
e sottobosco levato
di goccioline e umori
pralinati,
acre mistura di riserva
e immensi spiriti
che scioglievano i nodi
del sacro fuoco
nell’ultimo fluttuante
sospeso fiato
di scintilla
in ascensione verso l’aere.
Fiocchi adagio
di bianco candore.