Bussa alle porte
la voce del diniègo.
La chiave fra l’edera
incolta insorge
all’apertura.
Non udisti il lamento
alla luna,
la speranza fragile
affliggeva la lucida
alternativa delle apparenze.
Mi accomodai, il tempo
avrebbe rivelato la veritΓ
senza l’occultamento
della resistenza.
La via, l’incontro.
Le distanze e il loro
beffardo modo
di sopperire
alla nostra flebile
arroganza di voler
predareΒ leΒ galassie.
Mischiate alle sinuose
dolciastre parole
sillabate lentamente,
a dar soffio all’eternitΓ ,
attendeva la danza
della mirabile destinazione.
Non voluta,
un promontorio selvaggio
di pietre laviche
su di un mare di ingiustizie
asciutte e ignobili nani.
Resta pur sempre
un ballo di un sol braccio reciso,
una scartoffia che mai
verrΓ cerolaccata di rosso,
una convinzione a senso unico.
PurchΓ© resti l’illusione.
La voragine
che si nutre di vita
si dipana,
la salvezza di ali
segate di incestuosi inganni.
Tali sono, il recidivo Saturno
ha divorato i suoi figli
in un misto di
colpe
doveri
bulimie.