Non dirmi che non é possibile, sei lontano, é indecenza e peccato, é altro e questo. Non dirmi che é stato solo un capriccio o un soffio a se stante.
Non puoi udire le mie grida, stanno tremando le stelle.
Le mie mani cercano una nuvola di un ricordo effervescente, di capital vizio si rischia il cuore e l’orrore de lo sfuggente final.
Tra le dita un secco obliquo presente, di conversazioni melliflue e di altalenanti distanze ormai, questa la mela e burlar del serpente già.
Scegliere per entrambi. Dove é l’eroico sentimento, distrutto da un ingombrante ragionevole dubbio. Cosa é l’amore.
Amore. Prova a pronunciar lentamente questa parola. Riesci a diramare le striature della nostra nuvola. Lì mi troverai, vestita di amabile sorriso e nudità.
Siamo nella terra di nessuno e di tutti, viviamo in non luoghi di vite improbabili. Lacerati e strappati da denti aguzzi in carne da macello. Siamo in nessuna parte. E vediamo nitidamente.
Con il cuore infranto di chi ha lasciato la tela nel suo mare. Il tempo sembra non avere ragione, la stessa ragione che proviamo a convincerci da un titubante incerto che deve essere l’amore. Il grande Peccato Mortale, l’ultima delle colpe.