La metà di una giornata
divide i nostri aliti
di parole accaldate
in sguardi accesi e desiderosi.
Di te l’odore di un blocco
consumato,
presto dovrò cercarti
nei rivoli di gote in penombra.
Lasciati mordere
le labbra color ciliegia,
vola un intero Oceano
per un sol bacio.
Un bacio solamente.
Seduta in metropolitana,
destinazioni che valgano
il mio stato d’animo in apnea,
assente della dannazione.
Silenzio.
Straniera sorrido
del tuo stupore alla mia bizzarria.
Non vi é pace, non vi é Dio,
non vi é Paese,
quale consolazione amara
nel giorno della logica.
Abbiate pietà di un’anima
condannata che arde
all’eterno pentimento.
Aver amato.
La più ignobile delle colpe.
E alla fine di questo blocco
che vive di carta e penne
disegni molesti,
le mie iniziali di omaggio,
la convinzione di averti
perduto impalpabile
fra queste mani
che rimiro e rimiro
e rimiro
in un lento amabile buio,
cieca in una volta
di addii e perché.
Di risponderne chi siamo.
Sfumati inermi
contrariati dalle leggi del mondo,
diffidate dal cosmo.