Sbuffava su rotaie
ricoperte di malva
e protette da vergini tradizioni,
il treno accompagnΓ²
a un destino inesorabile,
qualche lieve accennato ritocco
su rovine abbandonate.
L’orologio indicava
il passaggio d’un tempo perduto,
l’edera ruggiva
sugli ingranaggi di un quadro
consunto.
Terra aridaΒ e asfalto rovente,
una salita di ricordi e affanni.
Si ritornava bambini,
non che lo sviluppo
abbia mai accompagnato del tutto
il cammino nel declino,
estasiante odore
di muffe, damigiane,
pietre in ombra,
ragnatele.
Strade e persone
che mai lasciaron porti sicuri,
forestiera d’aria
e isole arcane.
Di quale viaggio s’incanteranno,
Nettuno e Artemide
amanti sotto cieli stranieri
al volgersi del tempio di Giove.
Imprese d’amore,
mappe dorate e valigie blu
in periodi gelidi.
AllorchΓ© si taccia,
sorseggiando
il mare negli occhi limpidi,
di danno umano non vi fu traccia.
Il sorriso del mondo
porgendo la mano.
Vite di frontiera.