Culla di spine,
genera il mondo
da corrugate compassioni
di eccessi maldestri
su fronti dimorate da vertigini.
Di istanti assaporo
il polposo lampone,
dolce istigazione
concessa da un viandante
di questa galassia.
Ricoperti di gramigna
a note pastellate
madreperla nelle sue gocce di vita,
del tuo rifugio alle alte
fronde di una quercia
riprendo il lento vagabondare,
per fertili campi pennellati
di sensazioni e bisbigli spettrali.
L’orizzonte notturno conosce
la via, peregrinazioni
dell’anima per un quarto
d’amore ancora.
E ancora. Ancora.
Scoscese ripide fughe
su un pavimento di suprema purezza perduta,
giardini filtrati da glicini
e odore di pioggia selvatica.
Un ballo fra le nubi e il cielo,
un invito che mai avvertirai
catturato da equilibri rimossi
in pesi sapientemente combinati
a dovere. Tua dolce tortura.
Le ultime bollicine, s’annega.