Grani di vita
ammorbidivano
le primule dischiuse,
musica in penombra
e soffitti di cieli dispersi
fra Via Lattea
di gomma e ovatta.
Stregata da profumi
l’estate di gelsomini
e cedri,
mentre la mano
misteriosa cercava
confessioni intime
con il piede,
gambe racchiuse
assaporando
in appoggio
la quiete boschiva
della notte illusoria,
promettenti
fate morgane
e visioni catartiche
ancestrali
di incroci dimensionali.
Sentivo bruciare
il fitto mascherarsi
di rami,
brulicanti
di parole straniere,
echi dissolti
di strade abbandonate,
ruderi molesti.
Chi non rigetti
il riflesso di montagne
su opache vetrate,
violini su ripiani
della memoria,
per un istante sei
il fianco
del mio cammino.
Un ultimo lento,
bollicine
colpevoli
di troppa profonditΓ
nell’abisso del nonsenso.
LibertΓ
e sogno
stretto
diletto
di passioni
in volo.
Dannato
rincorrer
dei tempi.
Lenta agonia,
il tocco celeste.