Il sidereo respiro
volgeva al tramonto,
sgretolando le unghie
inΒ risalita dalla terra arida.
Perduti fra le tenebre
e vacillanti promesse,
il dado segnΓ²
il corso inesorabileΒ della veglia
su pianti remoti,
la via della dimora
in lacci di staccionate
ben strette.
Amore inarrivabile,
seduta da troppo
non sono che il tocco
di vetteΒ innevate
e attese lilla indaco
frettolose,
muoversi pazientemente
traΒ nebulose paludi,
in nodi acuti
duole l’amor.
Fantasmi e convinzioni,
tremo di grida
mentreΒ tornanti
di luceΒ salati
volteggiavan sulle gote.
Ahi mare,
di nuove partenze
mi feci grande,
di mete inascoltate
le conchiglie custodiranno
le nostre storie,
due amanti nudi
su dirupi capricciosi
e arcobaleni
fin sulla riva di lidi
al cospetto del Gran Giudizio,
che tutto puΓ² e nulla perdona.
ChissΓ a cosa siamo tenuti
nell’Infinito,
piuttosto che sfiorarsi
nelle spirali dell’Ideale,
cospirando plasmando
disperdendo.