Superfici schermate
d’insensate dimenticanze,
il dΓ¬ rimettersi all’irragiungibile
rincorrendo
lamenti e lidi
di acque tiepide
in bassi fondali.
Certune intermittenze
vacillavano
fra cime estrose
di prepotenti misticismi,
il viaggio spianava
diroccate crepe nelle mura,
abitudini
soffiate al rimpianto
l’appartenenza
ai confini,
vie dimenticate
insostenibili foglie di platano,
la traccia corrosa
preludio a lune ingombranti,
taciturne e curiosamente
insolenti.
Un ponte di ferro rosso,
trascorsero limpide
dalle sorgenti,
ieri non so,
cercavo un volto
dai contorni evanescenti,
bagliori di sorriso,
lampi di tormenti discreti
nel fluire.
D’improvviso il mio nome,
venature di foglie
soavemente cadenti
senza alcun fragore.
Il suono di noi.
Indimenticato.
Nel sentiero stellato
attendeva l’amor
che nulla potè.