Oltre il raggio
in moto continuo
l’anticamera
di un’estenuante penitenza,
limata
dalla frescura del faggeto
secolare, immutabile
d’orchestre di violini
e bucce di limoni.
Quivi ti cercai,
un altro tentativo mortale
dalle vane pretese
consumava fiamme bluastre
di note speziate
al tabacco
e perenni dormiveglia
del desiderio.
Nemmeno una settimana fa
dispiegavo le ali
di code squamate,
voltata distrattamente la luce artificiale
rimase l’abbaglio
dell’accecante faro,
le molteplici varianti
dell’essenza.
Una lettera seppellita
da tacita sabbia del deserto.
Gentil bacio amaranto,
un Oceano ci divise
e il cielo ricongiunse
le divinitΓ
sedute fra le tenebre.
Amor incompreso,
se amor mai sfiorΓ².