Calava il buio
su pietre di un sentiero
macchiato di primule
e conifere,
un’aria tinta
di usignoli volteggianti,
in cima al misterioso
cannibalismo
in gran corteo funereo,
vestiti di piume intente
a gioviali pose di grazia.
Gli ultimi raggi di luce
estraneati dal pallido
tramonto di province
immobili, ragione
di passaggio su orizzonti
che svaniscono,
inghiottiti dai lamenti
delle ombre.
Spezzate le catene
rimase un unico sogno
guidato da note grigie,
armonia rigogliosa
di nefasti presagi.
Quella notte
la caverna indietreggiΓ²
alla compaciuta corsa
alla vita,
altopiani di ali risplendenti
in madreperla lenita
da noci ed erba mossa.
Non si puΓ² commettere
due volte lo stesso errore,
se ripetessimo la stessa azione
non avremmo lo stesso risultato.
In dubbio sul burrone.
Sentori di precarietΓ .