Traspira un raggio di sole
a scaldare la terra dell’esule
alle origini.
Beata fra i ciliegi sbocciati,
una campanula
variopinta
gitana
di un universo minato
da prigionieri di latta
e cuori ripudiati.
Giochi d’acqua
da labbra scherzose,
dovessi rispondere
al richiamo in terra
ti bacerei,
in catastrofici fuochi
di vetri spezzati
ridendo della tua
libera grazia
evaporata,
il semplice mite fiore
ribelle condannato
ad arder di violini.
Gioiamo con gli sciocchi,
non si feriranno di lontananza.
Un altro verso.