Una valigia di sogni
a rinfrancar la meta
ambita,
di prigioni di stelle amare
e astrazioni di passioni sbiadite.
Il ruggente stelo impietrito
dalla fissitΓ dei nostri soffitti,
lacune ascoltate
per non udir giammai
il vorace intenso vuoto,
movimenti coassiali
di capitani di provincia.
L’editto dell’uomo
gorgheggia
su cime senza echi,
mentre gliΒ invocati gridi lancinanti
mietono
puri e straziati corpulenti
rigoli di sangue,
avviluppati nei sensi
di gigli madreperlati,
turpi violenze di societΓ
ai margini.
Mio amato,
non so piΓΉ cosa
parlar d’amore,
un dolce veleno
sta insinuandosi
nel petto,
privando di luce
e svuotando di forza i giorni.
Si eclissa la nostra via,
offuscandone i baci promessi.
Branchi di assassini
in vesti drappeggiate
ambiscono a perpetuare
indecenze usurpate,
stupri profittevoli
di pensieri trasformisti.
Tra dolenti attese,
confondo le tue mani
in un triste abbraccio
di un amore trascorso
in voli dorati.
Donami la veritΓ ,
cavalier di tenebre taciute,
esasperate,
i nostri corpi non attenderanno
in eterno il tempo
di un candido ritorno.
Volevano veder
morire la bellezza,
complici del sacro fuoco.
Amor mio,
stringi i nodi della speranza
in paludi distratte.