Costeggiava la polvere
al passaggio delle carovane,
in fila indiana
guardarono le evoluzioni
dell’attesa che svanΓ¬
in falΓ² assediati.
Un brusco ritorno
all’abbraccio di sale
in cieli di volte divine,
avessi il fiato
per custodirne
il chiarore del freddo
fra parole sussurrate,
miracoli algebrici,
mi allontanai
malmessa,
un peso di quella terra selvaggia
inesplorata.
Silente verso est,
scemΓ² la ricerca
di lacrime non indossate,
conficcati i paletti
sanguinolenti rivivevano
l’incandescente odore di carne
abitato da tremori d’amor.
Pensieri di morte
furono,
per volere di vita.
Cedendo alle allucinazioni
di antiche ribellioni,
la pelle lacerata
in pezzi di paesaggio,
gli occhi riflettevano
il nostro tramonto.
Abbandonai le vesti
del disagio
e mi abbeverai
lungo i sentieri del fuoco,
fra ninfee d’acqua
e lampi di civiltΓ ,
scavando profonde radici
d’acero rosso
sul cuore sibilante.
Accarezzai le tenebre,
morendone all’altezza.